Dati dal nuovo "Monitor sulla povertà della terza età"
di Pro Senectute Svizzera presentati da Annamaria Nunzi, alle SEIDISERA – RSI, grazie ad una sua intervista al portavoce di Pro Senectute Svizzera Peter Burri Follath.
Da 6’40’’
“È vero, il sistema pensionistico dei tre pilastri funziona per la maggior parte di quel milione e ottocento mila pensionati che vive nel Paese; ma quasi 300 mila di loro hanno a disposizione circa 2500 franchi al mese, o anche di meno. Tanti, anche con le prestazioni complementari non ricevono neanche il minimo vitale di 2200 franchi e non hanno praticamente risparmi: la povertà della terza età è dunque una realtà per tanti anziani […] Nella città di Basilea, la quota dei pensionati poveri è del 6%; in Ticino, invece, del 29%, quindi quasi 5 volte tanto […] Pensiamo che in questo caso sia determinante la forza, la disponibilità economica del cantone; sappiamo poi che i salari in Ticino sono più bassi che in altre regioni del paese… che ci sono meno impiegati qualificati: non esiste un’unica spiegazione per le discrepanze fra i vari cantoni, è una concomitanza di fattori che meritano di essere approfonditi: ad esempio la nazionalità (tra gli indigenti ci sono tante persone che non hanno il passaporto elvetico); ma anche tanti anziani con un basso livello di formazione, divorziati… e la povertà tocca più le donne che gli uomini. [Dopo il voto di domenica sull’AVS, Pro Senectute Svizzera chiede che si proceda al più presto alla riforma del secondo pilastro per poter finalmente migliorare le rendite delle donne. L’inflazione, avverte l’associazione, rischia poi di accentuare il problema e di far scivolare nella povertà tanti altri anziani che vivono con un reddito molto modesto, poco al di sopra del minimo vitale.]