Le discussioni sulle riforme delle pensioni hanno spesso alcune caratteristiche ricorrenti: tono perentorio, abbondanza di termini tecnici, profusione di grafici complessi, conclusioni frettolose e non messe minimamente in discussione… il tutto per confondere chi subirà le conseguenze di queste riforme, per nascondere la portata politica e sociale di determinate scelte, per far passare l’idea che tali decisioni sono dolorose ma ineluttabili. “Circulez, il n’y rien à voir...”.
Il materiale che alleghiamo non è inutile per capire che il cuore della riforma LPP 21 è un abbassamento delle rendite: ritoccare il tasso di conversione e abbassarlo dal 6.8% al 6% significa abbassare le rendite del 12%. Abbassare le rendite del 12% significa togliere una mensilità a tutti i lavoratori e le lavoratrici.
Il resto sono specchietti per le allodole...
Curioso che chi ha attaccato le pensioni dei dipendenti pubblici perché "da privilegiati" ora attacchi anche le pensioni dei privati...
Curioso anche che si cerchi di porre rimedio alle crepe sempre più vistose del sistema di capitalizzazione (i mercati non hanno più la resa preventivata e non riescono a finanziare rendite decenti) aumentando il salario assicurato con la speranza di aumentare il capitale di risparmio rischia di essere del tutto vano.
Si imita il Barone di Münchhausen, il quale, caduto in una palude, cerca di uscirne afferrandosi per i capelli e tirandosi in su a più non posso.